19 novembre 1942: Stalingrado Operazione Urano

battaglia Stalingrado

Non contate i giorni, non contate i chilometri. Contate solo i tedeschi che avete ucciso. Uccidete i tedeschi, è la preghiera di vostra madre. Uccidete i tedeschi, è il grido del vostro cuore russo, non esitate, non rinunciate, uccidete al Volga non si arriva, resiste Stalingrado.

 

Operazione Urano a Stalingrado. Essa segna una svolta nelle sorti del secondo conflitto mondiale. La battaglia per Stalingrado infuriava da mesi, i combattimenti erano feroci e le forze in campo non risparmiavano nessuno sforzo per ottenere la vittoria. E d’altronde non poteva essere altrimenti data la posta in palio.

Stalingrado, città della Russia meridionale nel bacino del Volga, era di un’importanza strategica essenziale. Polo meccanico e minerario indispensabile per le industrie belliche sovietiche e porto fluviale basilare per le comunicazioni e i trasporti, non sorprende che la sua conquista fosse il fulcro dell’ Operazione Blu voluta da Hitler per annientare il nemico sovietico. Inoltre, oltre all’ingente danno economico, la caduta della città avrebbe significato un grande smacco psicologico nella popolazione, con la città che portava il nome del loro leader caduta in mano ai tedeschi.

La disciplina e la superiorità di mezzi e potenza di fuoco permise alla 6° armata della Wermacht di ottenere iniziali successi, ma nessuno decisivo data la strenua difesa dei civili e dell’Armata Rossa, che, nonostante le centinaia di caduti quotidiani, continuava a ricevere rinforzi reclutati da Stalin in ogni parte del paese.

Per provare a capovolgere le sorti del conflitto il comando generale sovietico decise di attendere l’arrivo dell’implacabile inverno russo per far partire il piano di controffensiva ideato dal vice comandante in capo dell’Armata Rossa Georgij Žukov e dal capo di Stato Maggiore generale Aleksandr Vasilevskij. Questi consisteva in una controffensiva generale e a sorpresa in più settori per riuscire a circondare con una manovra a tenaglia l’armata tedesca usando due armate ed un enorme numero di soldati, che superava il milione.

Il nome in codice dell’operazione era Urano. Dopo settimane passate ad affrontare le complessità che l’organizzazione e la coordinazione di un così enorme numero di uomini comportava, il 19 di novembre, con l’attacco alle postazioni italiane e rumene che difendevano i due fianchi dell’esercito nazista, la controffensiva russa iniziò.

I tedeschi inizialmente sottostimarono l’attacco, credendolo una delle frequenti azioni di alleggerimento dei sovietici, e questo, insieme al fatto di non aver preparato un preciso piano strategico per un’eventuale ritirata da Stalingrado, segnò la loro disfatta.

Quattro giorni di accesi combattimenti dopo, presso la cittadina di Kalac, situata ad un’ottantina di chilometri da Stalingrado, i due contingenti russi all’attacco si riunirono, chiudendo quello che rimaneva dell’esercito tedesco in una sacca. La liberazione di Stalingrado era virtualmente avvenuta.

Fu la prima grande sconfitta subita da Hitler dall’inizio della guerra. La vittoria dei russi invece fu totale, anche se il numero dei caduti fu enorme, la controffensiva dell’esercito russo con questa vittoria ebbe quello slancio irresistibile che si concluse solo con la caduta di Berlino 3 anni dopo.