Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970, il golpe Borghese

borgheseA neanche un anno dalla strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 a Milano, a Roma, nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970 alcune centinaia di individui si concentrarono nella palestra di Via Eleniana, nelle sedi del Fronte Nazionale, di Avanguardia Nazionale, di Ordine Nuovo, del movimento politico Europa Civiltà, in prossimità dell’abitazione di Antonio Reitano, esponente dell’associazione universitaria di destra Fronte Delta, nello studio commerciale di Mario Rosa (dove si trovava il comando politico), nell’ufficio di Remo Orlandini, a Montesacro (dove si trovava il centro operativo). L’operazione rientrò all’ultimo momento, quando già il Viminale era stato occupato dagli uomini di Avanguardia Nazionale ed erano in marcia le colonne dei cospiratori, non solo a Roma, ma anche nel Lazio, oltre che in Liguria, Umbria e Veneto. Diverse migliaia di persone, tra civili e militari. Uno scenario ben diverso dal quel «conciliabolo di 4-5 sessantenni» che si cercò di accreditare anni dopo.

GolpeBorgheseLe prime notizie sul presunto golpe Borghese si diffondono nel marzo del 1971; viene immediatamente aperta un’indagine che va avanti per un anno per poi finire archiviata, non essendo state raggiunte le prove contro i presunti cospiratori.

 

L’istruttoria riparte nel 1974; la Corte d’Assise di Roma ricostruì la vicenda in modo assai riduttivo, grazie soprattutto al ruolo svolto dal PM Claudio Vitalone. Si escluse che il piano avesse carattere nazionale. Il golpe venne definito come un atto «iscritto in un disegno lucido» ma «velleitario», nonostante esponenti di Avanguardia Nazionale fossero penetrati, con il consenso dei Carabinieri, fin dentro il ministero degli Interni, impossessandosi di ben 200 mitra. Si evitò di collegare fra loro i diversi progetti eversivi, si pensi alla “Rosa dei Venti”, e, soprattutto, si lasciò nel buio più completo il ruolo giocato dai servizi segreti ed i rapporti con le Forze Armate.
Inutile dire che, dopo aver fatto cadere il delitto di insurrezione armata contro lo Stato, le assoluzioni riguardarono la maggior parte degli imputati e le poche condanne comminate (per cospirazione politica e associazione a delinquere) furono assai miti. La Corte d’Assise d’Appello nel novembre 1984 assolse comunque definitivamente tutti da ogni accusa. Il 24 marzo 1986 la Cassazione confermò definitivamente l’assoluzione generale. Per la giustizia, il golpe Borghese non era mai avvenuto.
Il “principe nero” non venne mai processato, fuggito in Spagna nel marzo del 1971, quando in seguito all’inchiesta giudiziaria esplose la notizia del tentato golpe, morì nel 1974 in circostanze mai chiarite. Si parlò anche di un suo possibile avvelenamento.

Nel corso delle varie inchieste su questo inquietante avvenimento perfettamente inquadrabile in quella che venne definita la strategia della tensione, ricorreranno personaggi sempre presenti nelle inchieste per stragi, massoneria e rapporti tra ambienti fascisti e servizi segreti.