Giorgiana Masi: ma l’amor mio non muore

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Il ricordo di Giorgiana Masi, la studentessa romana 19enne uccisa con un colpo alla schiena nel maggio del 1977 durante una manifestazione.

 

 

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Quella sera numerosi poliziotti in borghese armati furono fotografati mentre sparavano ad altezza d’uomo. In particolare a Ponte Garibaldi dove fu uccisa Giorgiana.

 

Il 12 Maggio 1977 ricorreva il terzo anniversario del referendum promosso dalla DC e altre forze clericali con l’intento di abrogare la legge del 1970 che aveva introdotto la possibilità di divorziare. Un referendum abrogativo che fu sconfitto sonoramente.

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Quel 12 Maggio, a Piazza Navona, era in programma una festa per ricordare un passo avanti per la libertà di tutti i cittadini, animata da militanti radicali, cittadini democratici, compagne e compagni del movimento, ma non fu così. Dal 21 Aprile, il ministro degli interni Cossiga aveva vietato le manifestazioni e, come nelle peggiori dittature sudamericane, le forze dell’ordine intervengono. Iniziano i pestaggi, tra le vittime perfino dei parlamentari e dei giornalisti, la zona viene isolata, le compagne e i compagni che arrivano sul posto sono attaccati duramente, anche con candelotti lacrimogeni sparati ad altezza uomo e armi da fuoco. I giovani oppongono una coraggiosa resistenza, vengono avvistati e fotografati agenti vestiti come i manifestanti, pistola in pugno.

Alle otto di sera, due ragazze cadono a Ponte Garibaldi, colpite da spari provenienti dal lato delle forze dell’ordine. Elena Ascione è ferita a una gamba. Giorgiana Masi, studentessa del Liceo Pasteur, muore poco dopo, durante il trasporto in ospedale.

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Non aveva ancora compiuto 19 anni. In quel periodo erano in vigore le leggi speciali, varate in nome dell’anti terrorismo, ma, in realtà, adottate per criminalizzare e arrestare (in tutti i sensi) un movimento reale che scendeva in piazza per abolire lo stato di cose presenti.