20 dicembre 1973: VOLA VOLA VOLA CARRERO BLANCO

carrerofrancoIl primo ministro Ammiraglio Luis Carrero Blanco, soprannominato “Ogro” per la sua risolutezza e ferocia nella repressione, fedelissimo del dittatore Francisco Franco e da molti indicato come suo possibile successore, si sta recando nel suo ufficio dopo aver assistito alla messa nella chiesa gesuita di san Francesco Borgia.

Otto mesi prima, un commando operativo (denominatosi “Txikia” in onore di Eustakio Mendizábal “Txikia”, un etarra assassinato dalla polizia nell’aprile del 1973 a Algorta) di quattro membri dell’ETA più dei membri logistici (José Ignacio Abaitua Gomeza “Marquín”, José Miguel Beñarán Ordeñara “Argala”, Pedro Ignacio Pérez Beotegui “Wilson”, Javier María Larreategui Cuadra “Atxulo”, José Antonio Urruticoechea Bengoechea “Josu” e Juan Bautista Eizaguirre Santiesteban “Zigor”) aveva affittato un seminterrato al n° 104 della calle Claudio Coello, a Madrid. Per quella strada passava ogni giorno l’abitudinario Carrero Blanco; i suoi orari e il suo percorso erano invariabili. Si sentiva comunque talmente al sicuro da avere più volte rifiutato una scorta e speciali misure di protezione, nonostante l’ipotesi di un attentato gli fosse stata paventata più volte.

ogro 6Nelle tre settimane precedenti all’attentato, i militanti dell’ETA avevano piazzato circa 45 kg di dinamite in uno stretto tunnel di servizio sotto il piano stradale, usando la copertura da elettricisti per poter stendere i cavi dei relativi detonatori e stare a una distanza di sicurezza di circa cinquanta metri; inoltre una Morris, contenente 25 kg di esplosivo circa, fu lasciata in seconda fila in prossimità della carica sotterranea, per far sì che la macchina di Carrero Blanco vi passasse proprio sopra. Appena salito sulla sua Dodge Dart blindata, una carica di circa un quintale di dinamite piazzata sotto il piano stradale esplode, proiettando la vettura oltre il tetto di un limitrofo palazzo di sei piani e facendola atterrare su un balcone al secondo piano di un cortile interno.

ogroL’esplosione provocò la distruzione delle facciate di due edifici, della citata chiesa e l’incendio di almeno trenta autovetture nelle immediate vicinanze, nonché la morte istantanea dell’autista e dell’agente di scorta di Carrero Blanco che fu invece estratto agonizzante dal veicolo, per poi morire pochi minuti dopo all’ospedale “1º Ottobre”. Quindici minuti dopo l’attentato sarebbe dovuto iniziare il processo a dieci membri del sindacato clandestino “Comisiones Obreras”; la data e l’ora dell’attentato, che fu prontamente rivendicato dall’organizzazione indipendentista basca ETA, furono senz’altro scelti anche per questo motivo.

Un membro del commando Txikia ebbe a dichiarare: “In sé e per sé, l’esecuzione mirava ad alcuni scopi chiarissimi. Sin dal 1951 Carrero ricopriva praticamente la carica di capo del governo del Regime. Carrero simboleggiava meglio di tutti la figura del ‘franchismo puro’, senza per questo essere legato a nessuna delle tendenze franchiste. Il suo fine era quello di spingere l’Opus Dei al potere assoluto. Uomo senza scrupoli, aveva man mano costruito il proprio Stato nello Stato: aveva creato una rete di informatori nei ministeri, nell’esercito, nella Falange e persino nello stesso Opus Dei. La sua polizia riuscì a infiltrarsi in tutto l’apparato franchista. Era così divenuto l’elemento-chiave del sistema e una pedina fondamentale nei giochi politici dell’oligarchia. D’altro lato era riuscito a diventare insostituibile per la sua esperienza e capacità di manovra e perché nessuno come lui sapeva mantenere l’equilibrio interno del franchismo.” Il giorno dopo l’attentato, che fu accolto con autentico giubilo dalla Spagna antifranchista, cominciarono a nascere terribili barzellette: Alla morte di Francisco Franco, il caudillo, noto vanesio invidioso, si rivolge a San Pietro e gli dice: “Ma com’è che Carrero ha già l’aureola…?” E San Pietro gli risponde: “Non è l’aureola, è il volante della macchina…”